Cenni storici
"L'antica nostra Accademia de'
Pastori del Marzeno col nome degli Incamminati ridotta, quasi direi, da
lungo tempo in cenere, bramando io F. Gabriele da Modigliana
Cappuccino, che questa ritorni in piedi, così farla
risorgere ancora con tutta gloria, spinto non meno da naturale affetto,
che ciascuno porta alla propria Patria, che dallo zelo di levare l'ozio
perniciosissimo, che negli anni presenti regna esorbitantemente in
Modigliana e per l'ardente desiderio, che ho sempre nutrito nell'animo
di vedere applicati ne' studi di buone e belle lettere tanti
particolari talenti, che trovansi in questa Terra, fare, come dissi,
risorgere con tutta gloria la nostra Accademia, gli ho ritrovato un
validissimo protettore. L'Ecc.mo Principe, ed acclamatissimo Sig.
Cardinale Marcello Crescenzi Romano moderno zelantissimo Arcivescovo di
Ferrara che Dio a vantaggi sempre maggiori dell'universale sua chiesa
lo conservi felicissimo, e lo innalzi al primo di Lei trono, come lo
meritano gli altissimi suoi pregi, e la singolarissima sua
pietà, prudenza, dottrina con tutte le altre
preclarissime virtù, e prerogative, che lo rendono
ammirabile a tutto il Mondo cristiano, Egli è della
fortunata nostra Accademia il Protettore."
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Queste
poche righe si trovano nel manoscritto intitolato:
"Registro primo della Im.le e Reale Accademia"
probabilmente aggiunte, come copertina in
vacchetta, al vero titolo delle pagine interne: "Constituzioni
dell'Accademia rediviva degli Incamminati di Modigliana tornata in
piedi il dì 27 ottobre 1755. Nel qual tempo nella Libreria
de PP. Cappuccini si distese tutto dal
M.R.P. Gabriele da Modigliana alla presenza de'
più Letterati convocati già a tal effetto, ed in
questa prima Congregazione viva voci oraculo si distribuiscono le
dignità, e gli offizi; quantunque per allora non si
dispensasse alcuna Patente, ma si convenisse concordemente di prima
scrivere a Firenze per l'approvazione di tale unione accademica. In
Modigliana. Al Marzeno in riva. 1755".
Quindi da questo atto di
fondazione, del 1755, apprendiamo che, in realtà, questa
degli Incamminati è la prosecuzione della "Accademia dei
Pastori del Marzeno" che ebbe il suo momento di visibilità
durata pochi anni per poi cadere in sonno. Vale tuttavia sapere che per
diretto interessamento del modiglianese Bartolomeo Campi, sacerdote
letterato, venne costituita appunto questa Accademia dei Pastori nel
1660. Si è in piena fioritura, in Italia, delle Accademie,
che altro non erano che cenacoli di amanti dello studio e dello scambio
di notizie riguardanti tutto lo scibile, con predilezione per le
lettere e la poesia. Secondo il Framonti l'Accademia dei Pastori fu
modestamente attiva sino al 1720 per poi decadere essendo venuta meno
quella spinta di entusiasmo e di cultura indispensabili
perché simili cenacoli potessero vivere ed essere fervidi di
opere.
Ed è nei decenni successivi che
in Sacchini si fa
strada il desiderio di fare rinascere i Pastori e dare vita nuova e
nuovo entusiasmo alla vecchia Accademia che viene così
rinnovata anche nel nome, appunto Accademia degli Incamminati.
Ed un attimo di riflessione merita questo
aggettivo che può avere due spiegazioni entrambe
convincenti. Infatti Accademico Incamminato si potrebbe intendere,
incamminato con altri colleghi lungo le rive del Marzeno e,
passeggiando, intessere colti dialoghi sull'arte poetica, letteraria o
qualsivoglia altro tema.
Se così fosse l'Accademia degli
Incamminati avrebbe una nobilissima ascendenza intellettuale con la
scuola fondata in Atene da Aristotele detta "Scuola peripatetica"
perché maestri e discepoli solevano disputare passeggiando
per il viale del Liceo detto anche Peripato. Comunque senza volersi
ispirare a questa nobilissima ascendenza si potrebbe anche pensare che
"Incamminati" potessero essere gli accademici in quanto indirizzati
verso l'alta cultura e verso lo scambio delle idee e volti
genericamente al miglioramento dell'uomo proprio con l'intento, come il
Sacchiní scrive nel preambolo, di togliere particolarmente i
giovani dalla neghittosità e dall'ignoranza. Tutto
ciò premesso e senza voler andare nel particolare della
storia della vita dell'Accademia degli Incamminati, è bene
ricordare che questa fino a tutto il Settecento fu espressione del
mondo religioso, sia per la parte da questo avuta nella sua fondazione,
sia per il predominio che esso esercitava nella cultura non soltanto
modiglianese.
Poi, dopo la dominazione napoleonica,
lentamente da una visione confessionale, l'Accademia
cominciò ad aprirsi a una concezione laica della cultura e
dell'ordinamento civile. Nelle sue tornate, infatti, intraprese ad
interessarsi di igiene ambientale, di osservazioni sullo stato di
salute della popolazione, sui sistemi innovativi nei lavori agricoli
per aversi una produzione migliore e più abbondante, ecc. Ed
è un fatto di non poco conto che l'Ottocento registri
l'ingresso nell'Accademia modiglianese di un numero sempre maggiore di
spiriti laici e liberaleggianti: intellettuali locali, ma anche
provenienti dal confinante Stato Pontificio, monoliticamente
teocratico, e dalla vicina Firenze dove si respirava un'aria di
relativa libertà.
Tuttavia, è specialmente con la
presenza di due uomini, padre e figlio, che Modígliana
diviene teatro di una azione culturale e politica appassionata, intensa
ed incisiva. Il primo si chiama Francesco Verità
(17691848), già ufficiale napoleonico, che guida
l'Accademia con provvida azione intellettuale verso obiettivi di
modernità culturale, democratici e patriottici, raccogliendo
importanti adesioni da Firenze e dalla Romagna. Il secondo è
Don Giovanni Verità
(1807-1885), al quale tocca la parte organizzativa,
nascosta e clandestina dell'impegno patriottico, che lo
porterà a proteggere Garibaldi, braccato dagli austriaci
dopo la caduta della Repubblica Romana, e a condurlo in salvo.
E' indubbio che il mutato atteggiamento
ideologico nella conduzione dell'Accademia consentirà alla
stessa non solo di vivere e di irrobustirsi, ma di svolgere un ruolo,
non irrilevante nel Risorgimento nazionale, d'incontro e di raccordo
dei patrioti toscani e romagnoli. Il mutato clima si manifesta
clamorosamente nella Tornata del 20 luglio 1856 quando l'incamminato
Stefano Galli, nella sua relazione sull'insegnamento della storia negli
stati preunitari, critica la politica scolastica dei rispettivi
governi, compreso quello del Granducato di Toscana. Il quale
intimò all'Accademia di espellerlo e di ripristinare la
carica e la funzione dei censori. Il rifiuto oppostogli
comportò la sospensione del corpo accademico e la chiusura
del sodalizio culturale. Il risultato dei plebisciti e la proclamazione
del Regno d'Italia segnarono la riapertura dell'Accademia modiglianese,
ora tutta impegnata a diffondere nella Romagna toscana la cultura
letteraria e scientifica, artistica e industriale. E, con questa
direttrice di marcia, s'inoltrò nel Novecento dando prova di
vitalità e di validità sino a quando il fascismo
al governo pretese, alla fine del 1925, che cessasse ogni sua
attività per dare spazio all'istituto fascista di cultura.
Superata la lunga, inattiva parentesi della
dittatura e ricostituita nel secondo dopoguerra, l'Accademia nel 1964
fu affidata alla guida del concittadino
Dott. Gilberto Bernabei, Consigliere di Stato e a lungo
Sindaco di Modigliana, il quale seppe dare all'antica istituzione nuova
vitalità e nuovo prestigio. Come Presidente, infatti,
assunse varie iniziative, fra cui istituì una tornata
accademica annuale nel corso della quale, di volta in volta, venivano
presentati e dibattuti temi che esulavano dal ristretto ambito locale
per affrontare problemi d'interesse nazionale, grazie all'intervento di
studiosi di ampia stima e notorietà. Al Bernabei,
ultimamente impedito per grave incidente stradale e poi deceduto il 4
febbraio 1991, nel 1990 era subentrato l'On. Pier Ferdinando Casini,
che ha esercitato la carica fino alle dimissioni, dell'ottobre 1997 per
subentrati impegni politici. Acclamato quindi Presidente d'Onore, lo ha
degnamente sostituito l'Avv. Natale Graziani. Dal 1990 in
poi la presidenza dell'Accademia ha maggiormente posto in risalto
l'indirizzo impressole da Gilberto Bernabei con tornate di grande
spessore culturale, e con molteplici iniziative come la rivista di
arte, storia e letteratura "Caffè
Michelangiolo" che, fondata nel 1996, l
'Accademia pubblica a Firenze; come l'opera in due volumi "Romagna
toscana - storia e civiltà di una terra di confine", edita
nel 2001; come il "Manifesto agli italiani per l'Italiano", firmato da
prestigiosi Incamminati e promosso da Ravenna nel 2003; come, infine,
il ciclo di Tornate in difesa della lingua italiana e la collaborazione
data al Ministero degli Affari Esteri per lo svolgimento della
"Settimana della lingua italiana nel mondo".
Ora si aggiunge, a merito del Presidente
Graziani che l'ha concepito e tenacemente voluto, questo nuovo
ordinamento statutario, realizzato con la visione di un'Accademia degli
Incamminati proiettata nel futuro a servizio di Modigliana e dell'Italia
inserita nel nuovo contesto europeo.
Francesco
Aulizio
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